mercoledì 3 aprile 2013

Una Fine

 

Ludovica stava seduta sul muretto davanti alla Posta Centrale.
Erano le due di notte.
Guardava insistentemente l'angolo inferiore destro alla fine della strada.
Guardava e sperava, da un momento all'altro, di vedere Davide svoltare l'angolo come tante volte prima di allora gli aveva visto fare.
L'aria fredda le pizzicava la pelle e gli occhi erano diventati umidi, un po' per il vento gelido, un po' per il nervosismo.
Le due e dieci, di Davide nessuna traccia.
Bastava il minimo rumore, il primo accenno dei fari anteriori di una macchina, per farla agitare.
Aveva l'iPod con sé, ma non le andava di usarlo. Voleva stare completamente sola ad ascoltare i rumori della notte.
D'altronde la città a quell'ora le era sempre piaciuta. Camminare da sola la notte le dava un senso di potere, le sembrava di essere invincibile, ma sopratutto le pareva di riuscire a vedere chiaramente senza che il sole, subdolamente, l'accecasse. E poi la città nelle notti d'inverno le sembrava così vicina a ciò che era...
Le due e un quarto.
Perché voleva vederlo, poi? Non avevano davvero più nulla da dirsi.
Mesi assieme finiti fra le urla e le lacrime di lei e la totale indifferenza di lui.
Mesi assieme finiti con un vaffanculo.
Ci sono abitudini che sono dure a morire, però, e Ludovica lo sapeva bene, per questo aspettava seduta in quella via deserta. Come si fa all'improvviso a non vedere più qualcuno? Come si fa ad imparare a convivere con l'assenza?
Ludovica ci pensava, ma non riusciva proprio a capirlo.
Una macchina bianca svoltò e Ludovica balzò giù dal muretto convinta che potesse essere quella di Davide. Atterrò con buona parte del peso sulla caviglia sinistra e sentì uno strappo.
Inutile dire che la macchina non era quella di Davide.
E ammettendo che fosse stata la sua, che ci fosse stato Davide in quel momento ad armeggiare con la saracinesca esterna del garage, Davide alla fine di quella strada così breve, lei cosa avrebbe fatto?
Avrebbe davvero percorso tutto il tragitto dalla Posta all'angolo della via senza la minima idea di cosa fare?
No, probabilmente no. Ludovica, salvo rare eccezioni, non era mai stata il tipo di persona che agiva d'impulso; a meno che non fosse stata portata all'esasperazione, ovvio.
In fondo con Davide ci aveva litigato proprio per esasperazione: perché lui era perennemente assente e perché lei non era capace di chiedergli di fare uno sforzo e darle giusto un pizzico di attenzioni in più.
Davide l'aveva esasperata e lei l'aveva aiutato.
Quindi anche ammettendo che lui fosse sbucato da quel maledetto angolo di strada come ogni volta che si vedevano, oltre che constatare che il suo cuore avrebbe fatto l'ennesima capriola, oltre alle lacrime che sarebbero ricominciate ad uscire, Ludovica avrebbe accettato di tornare con una persona che per lei non aveva mosso un dito?
No, certamente non l'avrebbe fatto.
Ludovica tirò le chiavi fuori dalla borsa, voltò le spalle all'angolo destro della sua strada e, ignorando il fastidio alla caviglia, in sette passi fu davanti al portone di casa propria.
Si affacciò un ultima volta per sbirciare l'angolo di via, poi si chiuse il portone alle spalle. Con quanto più rumore le fu possibile.